SAN FRANCESCO CARACCIOLO, IL SANTO PATRONO DEI CUOCHI D'ITALIA
L'ITER DI APPROVAZIONE DA PARTE DELLE AUTORITA' ECCLESIASTICHE.
Nel 1978 si ebbe la coincidenza dell'arrivo dei Padri Caracciolini a Villa Santa Maria (Chieti) con la 1^ Rassegna dei Cuochi della zona e la festa di San Francesco Caracciolo, nato a Villa Santa Maria il 13 Ottobre 1563 e morto ad Agnone il 4 Giugno 1608.
Erano presenti alla manifestazione il compianto Renato Ramponi, allora Presidente nazionale della Federazione Italiana Cuochi, e l'allora Superiore dell'Ordine dei Chierici Regolari Minori (fondato da San Francesco Caracciolo), il carissimo e compianto Padre Luigi Affoni. A quest'ultimo fu chiesto di interessarsi per ottenere la nomina, da parte dell'Autorità Ecclesiastica, di San Francesco Caracciolo come Patrono dei cuochi.
Padre Affoni si consultò a tal fine con il Segretario della Congregazione Vaticana per il Culto Divino, l'Arcivescovo Mons. Virgilio Noè – diventato poi Cardinale di Santa Romana Chiesa – si accertò anzitutto se già esistessero altre nomine di Santi Patroni dei Cuochi ed in seguito indicò la strada per la nomina.
Dopo una preventiva ratifica della Giunta della Federcuochi, l'incarico di seguire l'iter per il riconoscimento del Santo Patrono fu affidato al compianto prof Salvatore Schifano.
Dall'autorità pontificia fu chiesto di raccogliere l'adesione – la più ampia possibile – delle varie Associazioni e Schifano si attivò con prontezza per ottenerla.
La risposta fu pressoché unanime, ma le Autorità Ecclesiastiche, molto prudenti dopo il Concilio nel dare tali approvazioni alle categorie professionali per il timore di religiosità praticate solo di facciata, consigliarono di diffondere la devozione verso San Francesco Caracciolo a livello locale e richiesero che il riconoscimento a livello Nazionale passasse anche attraverso l'approvazione dei rispettivi vescovi delle provincie.
?Con la preziosa collaborazione di Padre Affoni, il prof. Schifano si dedicò con ogni mezzo alla diffusione di stampe e formulari per la richiesta ai Vescovi e per l'organizzazione di manifestazioni che rendessero pubblica l'iniziativa.
Questo impegno portò ad un ottimo risultato e circa 25 Vescovi pubblicarono un Decreto d'approvazione del Santo Patrono, Francesco Caracciolo, per le associazioni richiedenti. Questa diffusione, approvata dai Vescovi diocesani, portò, nel Marzo del 1996, la Conferenza Episcopale Italiana ad approvare San Francesco Caracciolo Patrono dei Cuochi d'Italia. Tale decisione fu sottoposta alla Congregazione del Culto Divino la quale, con Decreto solenne datato 26 marzo 1996, inserì nel calendario liturgico la venerazione del suddetto Santo Patrono fra i Santi Patroni di Devozione approvati dalla Chiesa.
Fin dall'inizio, Padre Luigi Affoni e la Federazione Italiana Cuochi tutta, intesero ottenere l'approvazione canonica ufficiale, che include, tra l'altro, particolari privilegi per le celebrazioni liturgiche, non previste per i Santi Patroni venerati privatamente. La stessa, comunque, non impedisce che qualche associazione possa continuare a venerare privatamente anche un proprio Santo Patrono.
LA VITA
S. Francesco Caracciolo, discendente da una famiglia principesca, nacque nel feudo paterno a Villa Santa Maria (Chieti) il 13 ottobre 1563.
Guarito da una grave malattia, decise di rinunciare a tutti i suoi beni e titoli nobiliari per consacrarsi totalmente al servizio di Dio e degli uomini.
Si recò a Napoli per studiare e diventare sacerdote, durante gli anni di questa preparazione coltivò un grande spirito di preghiera sostando spesso davanti al Santissimo Sacramento dell'Eucaristia e, per aiutare il prossimo, si iscrisse alla Compagnia dei Bianchi che aveva lo scopo di assistere gli infermi, i poveri, i carcerati e i condannati a morte. Dio guardava con particolare predilezione a questo suo servo e dispose, nei suoi disegni sapienti e provvidenziali, che fosse chiamato a fondare insieme al Ven.
Agostino Adorno e Fabrizio Caracciolo un nuovo Ordine religioso per rispondere alle necessità della Chiesa dopo il Concilio di Trento. Insieme agli altri due, si ritirò nell'eremo di Camaldoli e qui, nella preghiera e nella riflessione, formulò le Regole per una nuova Famiglia religiosa: oltre alle finalità comuni degli altri Ordini e ai tre voti di castità, povertà e obbedienza, volle aggiungere il quarto voto di non ambire dignità ecclesiastiche e una dedizione particolare al culto divino incentrato nella devozione Eucaristica alimentata dalla Preghiera Circolare Continua.
L'Ordine venne approvato dal Papa Sisto V il 1° luglio 1588 con il nome di Chierici Regolari Minori. Ottenuta l'approvazione, egli impiegò tutte le sue energie per la sua diffusione in Italia e in Spagna e molti, attratti dalla sua santità, si consacrarono al Signore in questa nuova Famiglia religiosa che ben presto si consolidò con la fondazione di numerose comunità. Sostenne le fatiche e anche le prove per la diffusione dell'Ordine con una profonda conversione interiore che si manifestava nella preghiera e adorazione di giorno e di notte, nella mortificazione, umiltà e allontanamento di tutto ciò che poteva sembrargli onore, per cui rinunciò all'Episcopato offertogli dal Sommo Pontefice e, dopo insistenti e appassionate suppliche, rinunciò anche alla carica di Superiore Generale. Insieme all'impegno per la diffusione dell'Ordine, ebbe grande zelo per la salvezza delle anime. La sua vita è un intreccio di episodi mirabili riconducibili all'intervento della grazia divina e a una autentica carità, per cui fu chiamato: il padre dei poveri, il predicatore dell'amore di Dio, l'uomo di bronzo, il cacciatore delle anime.
Si distinse soprattutto per una intensa spiritualità Eucaristica. L'adorazione davanti al Tabernacolo fu la sua vita, ad essa dedicava il maggior tempo possibile, con edificante spirito di fede e devozione si preparava e celebrava la Santa Messa. Raggiunto il culmine della santità, a soli 44 anni, rese la sua anima al Signore in Agnone il 4 giugno 1608, nella vigilia del Corpus Domini, pronunciando le parole: "Andiamo, andiamo al cielo". Molti furono i prodigi operati per sua intercessione, fu beatificato da Clemente XIV nel 1769 e santificato da Pio VII nel 1807. Nel 1925 i Vescovi abruzzesi scelsero San Francesco Caracciolo come Patrono dei Congressi eucaristici e di tutto il movimento eucaristico della regione Abruzzo. Il 26 marzo 1996, per la riconosciuta professionalità nell'arte culinaria dei cuochi di Villa Santa Maria, le cui origini si fanno risalire alla famiglia Caracciolo, dopo una consolidata venerazione del Santo da parte dei cuochi villesi e italiani, con la richiesta della Federazione Italiana Cuochi e con l'approvazione della Conferenza Episcopale Italiana, la Santa Sede ha dichiarato San Francesco Caracciolo Patrono dei Cuochi d'Italia.
Possa egli dall'alto intercedere per la Chiesa, per la salvezza delle anime, per l'incremento del suo Ordine e implorare da Dio grazie e benedizioni sull'impegno pastorale e missionario dei suoi religiosi e sulla vita e sul lavoro di tutti gli addetti al servizio della ristorazione.
PREGHIERA DEI CUOCHI A SAN FRANCESCO CARACCIOLO
adoratore e apostolo di Gesù
Pane di vita, che rinunciasti
ai beni e agli onori terreni
per metterti pienamente
al servizio di Dio
e del prossimo più povero
e più bisognoso di aiuto
materiale e spirituale,
noi Cuochi ti ammiriamo
e a te ci rivolgiamo
come nostro Patrono particolare.
Tu che fosti profondamente
unito a Cristo, Pane spezzato
per la vita del mondo,
aiutaci a saper promuovere,
rapporti più umani e fraterni
per contribuire alla diffusione
nel mondo della pace
e dell'amore di Dio.
Infondi in noi e in tutti gli uomini
il desiderio e il gusto
della Mensa della Parola e del Pane
di vita eterna; ottieni da Dio grazia
e benedizione sulle nostre famiglie
e sul nostro lavoro; aiutaci
ad essere sempre degni figli di Dio
per poter meritare di partecipare,
al termine del nostro cammino
terreno, alla tua gloria
e alla beatitudine
di tutti i Santi in cielo.
Amen
ORDINE DEI CHIERICI REGOLARI MINORI CURIA GENERALIZIA 00141 Roma - Via Alpi Apuane, 1 - Tel. 0686899480 - 0682002078 Fax 0686899437
Link: www.padricaracciolini.org
INNO DEI CUOCHI
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Viva, viva, viva viva la cucina,
Ogni dì a noi vicina con amore e fedeltà.
Viva, viva, viva viva la cucina,
Ogni dì a noi vicina con amore e fedeltà.
Non c’è mamma che non ami la cucina con passione,
Per suo figlio piccolino, soprattutto cose buone.
E tu, cuoco, che t’adopri, per i tuoi ospiti vari
Tanto impegno e professione, risultati straordinari.
Viva, viva, viva viva la cucina,
Ogni dì a noi vicina con amore e fedeltà.
San Francesco t’è vicino, in ogni ora a te in aiuto
Calza pur la tua divisa, dona dunque il tuo tributo.
Resta sempre in umiltà, non sentirti mai arrivato
Dona pure i tuoi segreti, fa che il buono sia gustato.
Strumentale (solo musica)
Quando poi s’ è tutti insieme, in congresso o in processione
Quanto è bello e divertente, or non perder l’occasione;
Tu ricorda il tuo mestiere, dispensare cose buone
Su, ritorna al tuo dovere, la cucina è una passione
Viva, viva, viva viva la cucina,
Ogni dì a noi vicina con amore e fedeltà.
(vocale, senza musica, solo battito mani)
Viva, viva, viva viva la cucina,
Ogni dì a noi vicina con amore e fedeltà.
Viva, viva, viva viva la cucina,
Ogni dì a noi vicina — solo amore e fedeltà.
TESTI: Filippo Galati (Comp. di Giunta F.I.C. – Ass.Prov. Cuochi Catanzaro)
MUSICA: Ernesto Sestito
ARRANGIAMENTI MUSICALI: Mimmo Mellace
VOCI: Filippo Galati, Liliana Ricciardi, Marisa Gualtieri, Maria Lombardo, Mimmo Mellace, Andrea Steffanelli